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True Crime Italia - Pasqualina Labarbuta

True Crime Italia - Omicidio irrisolto a Milano: DNA Senza Nome

Un omicidio perfetto nel cuore di Milano

6 maggio 2009, ore 13:00. Zona Gallaratese, Milano.

Il coltello cade nell'erba con un suono sordo. L'uomo con il giubbotto bianco si allontana a passo veloce, lasciandosi alle spalle una donna che si accascia su una panchina, il cuore trafitto da una sola, precisa coltellata.

In quel momento, Pasqualina Labarbuta non sa ancora di essere appena diventata protagonista di uno dei cold case più enigmatici della cronaca milanese. Un delitto che dopo tredici anni continua a sfidare investigatori e inquirenti, un puzzle di cui manca ancora il pezzo più importante: l'identità dell'assassino.


La Vittima Improbabile

Trentasette anni, tre figli, una vita segnata da difficoltà economiche e familiari. Pasqualina - per tutti "Lina" - non aveva nemici. O almeno, così sembrava. Figlia di immigrati meridionali, cresciuta in una famiglia numerosa di otto fratelli, aveva già conosciuto il dolore: da bambina aveva visto la sorella investita da un taxi pirata, a diciotto anni aveva tentato il suicidio dopo un litigio familiare.

Ma quello che rende il suo omicidio ancora più inquietante è un dettaglio che emerge dalle indagini: Lina non doveva essere lì.

La chiamata per il lavoro di portineria in zona via Visconti l'aveva ricevuta quella stessa mattina. Una sostituzione dell'ultimo minuto, impossibile da prevedere. Nessuno - nemmeno lei - sapeva che alle 13:00 del 6 maggio 2009 si sarebbe trovata seduta su quella panchina del parchetto tra via Borsa e via Visconti.


Il Testimone Invisibile

"Ho visto un uomo sui quarant'anni, giubbotto bianco, capelli corti e stempiato. Si è avvicinato alla donna sulla panchina, poi ho sentito un grido..."

È l'unica testimone, una signora che passeggiava nel parco. Le sue parole diventano l'unico filo conduttore di un'indagine destinata a perdersi nel nulla. L'identikit che ne deriva porta gli investigatori su una pista che si rivelerà un vicolo cieco: il sospettato ha un alibi di ferro.


Il Coltello Racconta

Nell'erba, a pochi metri dal corpo di Pasqualina, gli investigatori trovano il primo e unico vero indizio: una pattada sarda, semiaperta, con la lama macchiata del sangue della vittima.

L'arma rivela due cose inquietanti:

  • L'assassino sapeva usarla: un solo colpo, preciso, mortale, dritto al cuore tra la seconda e la terza costola
  • Ma era un dilettante: nel panico della fuga, ha abbandonato l'arma del delitto

L'Ultima Disperazione

Dieci giorni prima di morire, Lina aveva fatto qualcosa di drammatico. Esasperata dalla convivenza familiare, era scappata di casa con i tre figli, aveva passato una notte in chiesa e aveva suonato al portone di un commissariato, trovandolo chiuso.

"Sono una mamma con tre figli, ho bisogno di aiuto immediato", aveva detto al telefono con la voce rotta.

Era stata dirottata ai servizi sociali. Dieci giorni dopo, era morta.


Il DNA del Fantasma

Un anno dopo l'omicidio, la svolta che tutti aspettavano: nell'impugnatura del coltello viene isolato un DNA maschile. Il profilo genetico rivela che l'assassino è un uomo proveniente dalla Sicilia o dalla Sardegna.

Ma la speranza si trasforma presto in frustrazione. Il codice genetico non corrisponde ad alcuna persona schedata nelle banche dati. L'assassino di Pasqualina Labarbuta è un fantasma, un individuo che non ha mai lasciato altre tracce nel sistema giudiziario.


La Ricostruzione in 3D

Dopo più di dieci anni, la polizia scientifica tenta l'ultima carta: telecamere 3D mappano la scena del crimine, ricostruendo l'assassinio con precisione millimetrica.

La scoperta è agghiacciante: il killer ha affrontato Pasqualina faccia a faccia, guardandola negli occhi mentre la uccideva. Non era seduta né coricata sulla panchina. Era in piedi, davanti al suo assassino.

Questo dettaglio cambia tutto: forse non si è trattato di un'aggressione casuale, ma di un incontro programmato. Ma programmato da chi? E perché?


Il Vicolo Cieco della Giustizia

In America, la genealogia forense ha risolto decine di cold case comparando il DNA degli ignoti con banche dati commerciali, risalendo alle parentele e identificando i colpevoli. Ma in Italia non funziona così.

La banca dati nazionale può contenere solo profili di persone già schedate per reati specifici. Se l'assassino di Lina non tornerà a delinquere, rimarrà per sempre un fantasma.


L'Enigma Irrisolto

Anni dopo, le domande restano senza risposta:

  • Chi era l'uomo con il giubbotto bianco?
  • Perché ha ucciso Pasqualina Labarbuta?
  • Come ha fatto a sapere che sarebbe stata lì quel giorno?
  • Perché ha scelto proprio lei?

Tre figli sono cresciuti senza madre, senza giustizia, senza nemmeno il "tiepido conforto di un processo e di una pena".

E da qualche parte, forse ancora a Milano, forse tornato nella sua isola d'origine, un uomo convive con un segreto terribile: sa di essere l'unico a conoscere la verità sul pomeriggio del 6 maggio 2009, quando la vita di Pasqualina Labarbuta si è spezzata con una sola, precisa coltellata al cuore.


Il caso Labarbuta rimane aperto. Chiunque abbia informazioni può contattare la Questura di Milano.