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Serial killer atipico

Quando l’Assassino non ha la Faccia del Mostro: le Forme Atipiche del Serial Killer

Parliamo chiaro: quando si dice “serial killer”, tutti pensano al solito cliché — uomo bianco, solitario, ossessionato dal sesso e dal sangue, che vaga nella notte in cerca della sua preda. Ma la realtà, come spesso accade, è molto più contorta. E molto più pericolosa.

Negli ultimi decenni, criminologi e psichiatri hanno cominciato a guardare oltre la superficie, scoprendo che l’omicidio seriale non si limita alle fantasie sadiche da manuale. Esistono infatti forme atipiche di serial killer, spesso invisibili perché perfettamente mimetizzate nella società. A volte indossano una divisa. A volte un abito elegante. A volte... il volto rassicurante del vicino di casa.


Il predatore atipico: serial killer o soldato, mafioso, terrorista?


Nel 1995, lo psichiatra americano David Lester fu tra i primi a rompere il giocattolo del serial killer da film, introducendo il concetto di omicidi seriali senza movente sessuale, spesso ignorati dai media perché "poco scenografici". Un anno dopo, anche Dietz (1996) allargò la definizione, includendo i killer professionisti – sicari, mafiosi, terroristi – capaci di uccidere in serie con una precisione da chirurgo, ma motivati da ideologie, denaro o potere.

Eppure, i comportamenti sono simili: caccia, controllo, ritualità, manipolazione. Cambiano le scuse, non i meccanismi mentali.



Serial killer tipico e atipico



Dietro certe stragi, certe esecuzioni, certi delitti “giustificati” da un ordine superiore, si nasconde spesso un piacere segreto e non detto: quello di uccidere. L’appartenenza a un gruppo (esercito, mafia, setta) può offrire la scusa perfetta per farlo.


Esempi reali: quando il killer è “insospettabile”


🔪 Richard Kuklinski, “The Iceman”

Sicario della mafia americana, ha confessato oltre 100 omicidi. Non uccideva per passione, ma con freddezza e metodo. Era un serial killer su commissione, ma mostrava caratteristiche predatorie tipiche dei serial killer classici. Usava metodi diversi, testava veleni, osservava le vittime morire con calma. Nessun movente sessuale, ma un gusto evidente per il controllo assoluto.


🔪 Il “Comando Rojo” e i cartelli della droga

In molte organizzazioni criminali sudamericane, l’uccisione ripetuta non è solo funzionale al potere, ma diventa anche un’abitudine ritualizzata. Si uccide “per far vedere chi comanda”, ma dietro si nascondono spesso individui che godono nel farlo. Alcuni sicari (come il famigerato Popeye, sicario di Pablo Escobar) hanno ammesso di aver ucciso non per necessità, ma per “piacere”.


🔪 Irma Grese, la “belva di Bergen-Belsen”

Giovane guardiana nei campi di concentramento nazisti, Grese partecipava attivamente alla tortura e all’uccisione dei prigionieri. Ufficialmente agiva in un contesto “militare”, ma la brutalità sadica con cui infieriva sulle vittime l’ha resa un esempio inquietante di serial killer atipico travestito da burocrate dell’orrore.


🔪 Il colonnello canadese Russell Williams

Pilota dell'aeronautica, uomo di potere e stimato ufficiale. Dietro la facciata impeccabile, c'era un assassino sessuale che agiva con fredda lucidità, ma anche con un alto grado di pianificazione e doppia vita, manipolando chi gli stava intorno. Non era un membro di una banda, ma incarna perfettamente il serial killer "mimetico" all'interno di una struttura legale e rispettata.


Il serial killer atipico non è un mostro da baraccone. È calcolatore, lucido, invisibile. Non ha bisogno di un bosco per agire. Gli basta una struttura. Un’ideologia. Un pretesto. E proprio per questo, è il più difficile da fermare.