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L'orribile morte di Jennifer Zacconi

Jennifer Zacconi: un appuntamento strano. Un orrore che nessuno poteva immaginare.

Che cosa succede quando l’amore si trasforma in un incubo?


Era il 29 aprile 2006, una sera come tante altre a Martellago, un piccolo paese della provincia di Venezia. Jennifer Zacconi, detta Jenny, era una giovane donna di 20 anni, incinta da nove mesi e con un sorriso capace di illuminare qualsiasi stanza. Era felice, piena di sogni e aspettative per il futuro. Ma quella sera, qualcosa andò storto. Irreparabilmente.

Uscì di casa con il pancione, dieci euro in tasca, il cellulare e una carta d’identità scaduta. L’appuntamento era con lui — Lucio Niero, barista del locale dove passava le serate, uomo maturo, sposato, ma che aveva fatto credere a tutti di essere separato. La madre, Anna Maria, lo considerava quasi parte della famiglia. Aveva accettato la loro relazione nonostante i dubbi iniziali.

Ma quel sabato sera, niente fu come sembrava.


Un amore sbagliato, una promessa mai mantenuta


Lucio aveva smesso di frequentare la casa dei Zacconi da quando aveva scoperto che Jennifer aspettava un figlio da lui. Non voleva quel bambino. Le aveva chiesto più volte di abortire, senza successo. Per lui, lei aveva tradito un patto silenzioso: quello di una relazione senza conseguenze.

Per Jennifer, invece, quel figlio era una speranza. Lo aveva già chiamato: Hevan. Lei e sua madre avevano preparato la culla, acquistato vestiti, persino il seggiolino dell’auto. Il Movimento per la Vita locale l’aveva aiutata economicamente, regalandole un po’ di tranquillità. La data prevista per il parto era vicina: primi giorni di maggio.

Ma Lucio non riusciva a sopportare l’idea che tutto potesse saltare. Che sua moglie scoprisse la verità. Che quel figlio illegittimo diventasse pubblico.

Così, decise di incontrarla.

L’appuntamento non fu sotto casa, come sempre. Fu al campo sportivo. Un posto isolato. Strano.


La notte dell'ultimo viaggio


Jennifer sale su un’auto che non è nemmeno quella di Lucio. Non sospetta nulla. Si fida. Dopo aver preso un gelato a Mirano, lui prende una strada diversa. Li porta in un posto deserto: un distributore Erg tra Spinea e Maerne. Parcheggia nell’angolo più buio. Spegne i fari.

Qualcosa cambia. Improvvisamente. Quello che inizia come un litigio si trasforma in una scena agghiacciante. Urla. Botte. Fuga disperata.

Jennifer, incinta, terrorizzata, cerca di scappare. Inciampa, cade, grida. Ma nessuno può sentirla. Lucio la raggiunge. La colpisce. A mani nude. A calci. Nel ventre. Dove c’è suo figlio.

Poi… silenzio.


La telefonata che fa scattare l’allarme


A casa Zacconi il tempo scorre lento. Nessuna traccia di Jenny. Sono passate ore. Moltissime ore. Poi arriva una chiamata. È Lucio. Dice di aver “sballato numero”. Chiede se Jennifer è con lei.

Non è vero. Anna Maria capisce. Qualcosa non va. Telefona a tutti. Amici, parenti, conoscenti. Nulla. Trova un SMS sul cellulare della figlia: “Sto bene, sto andando al casinò di Nuova Gorica con un’amica.”

Una frase che non ha senso. Una ragazza incinta di nove mesi, con 10 euro in tasca e documento scaduto, non penserebbe mai di andare al casinò. Chiama i carabinieri.

Inizia la ricerca. Ma nessuno sa dove sia finita Jennifer.


La verità emerge dopo giorni di angoscia


Due giorni dopo la scomparsa, Lucio Niero viene arrestato a Milano. Gli investigatori hanno ricostruito ogni dettaglio. Hanno trovato il luogo. Hanno scavato. E hanno scoperto l’orrore.

Jennifer era stata sepolta viva. Mentre il corpo di Jenny giaceva sotto terra, il suo cuore batteva ancora. Insieme a quello del piccolo Hevan, che non sarebbe mai nato. Il processo svelerà una realtà crudele: Lucio non è stato accusato solo per l’omicidio di Jennifer, ma anche per la morte del figlio non nato. Tuttavia, la legge italiana lo definirà “procurato aborto” — una distinzione che lascerà ferite aperte nella famiglia Zacconi.


E ora? Cosa rimane di Jennifer e Hevan?jennifer zacconi


Lucio Niero, condannato a 30 anni di carcere, oggi sta scontando la sua pena. Ha divorziato, si è dichiarato nullatenente. Ha ricevuto attenuanti psichiatriche. Eppure, per molti, la pena non è abbastanza.

E per la famiglia Zacconi? Il dolore non è mai svanito. Hanno perso due vite. Due anime. Una madre e un figlio. Nel 2017, la richiesta di risarcimento per la famiglia è stata respinta. Jennifer non è stata riconosciuta come vittima di un crimine violento ai sensi della normativa europea.


Quella di Jennifer Zacconi è una storia che fa male. Che tocca corde profonde. Che ci spinge a chiederci: quanto conta una vita non nata? E quanto dolore deve portare con sé un crimine per essere davvero punito?

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